martedì 31 luglio 2012

Qualcosa nel cuore...

Oggi, dopo una giornata tra il pigro e l'attivo mi è capitata una cosa che mi ha riconciliato con quello in cui credo. Il rispetto della memoria, gli avvenimenti piccoli, le immagini, le storie delle persone, il bianco e nero, il cinema.
Vi faccio vedere una foto del 51, sei anni dopo la seconda guerra mondiale, scattata a Firenze da Ruth Orkin, "american girl in Italy".
In questa foto c'era l'Italia.
I monumenti, la lambretta, i marciapiedi con i bar, troppi e solo uomini nelle strade ad ammirare le straniere.


In un Paesino sparpagliato sulle colline italiane di oggi ho incontrato questa donna ammirata 62 anni fa da sconosciuti fiorentini immortalata in un istante di una Italia piena di speranze.
Guardandola bene, nella foto d'epoca, ha scarpe che si vedono in ogni angolo oggi, ha una borsa ed uno scialle assolutamente indossabili e le calzette bianche di certi uomini li ritrovi purtroppo anche ora come ritrovi gli stessi sguardi mai maturati.
Un post realismo ancora innoquo, non inquinato da progettualità, patti ed accordi, ma denso di una spontaneità pasoliniana abbandonata e malamente usata oggi.

   
Ecco la foto di oggi dove ha tentato di riprodurre un angolo, dove la moto è cambiata e dove lei non corre ma si è fermata, consapevole dell'istante. Dove i passanti non si accorgono della sua presenza.
Troppo impegnati a parlare, portare borse e i riflessi delle vetrine sono più accecanti della realtà.
Questa donna era in Italia nel 1951 ed è tornata.
Non ho chiesto quante volte, non ho domandato perchè, sono cose sue.
Non ho chiesto quanti anni aveva nel 51, sarebbe stato scortese.
Ma forse l'emozione, il sogno, realizzato o meno, ha mantenuto intatto la sua importanza.
Ripercorrere le strade che ha percorso, l'angolo che ha visto e ritrovarlo come era o totalmente cambiato, magari cancellato, non importa.
Il rispetto di essere non deve mai venire meno qualunque rotta si percorra.
Una cosa è certa:
qualcosa le è rimasta nel cuore.
L'Italia dovrebbe ritrovare questo cuore minuto che da sempre ha reso possibili miracoli sconosciuti.

venerdì 20 luglio 2012

Time out...


Time out, stop per un attimo, pausa.
Ovunque, da chiunque, destra, sinistra, centro ed estremità, si sente parlare di giovani, di problemi a loro connessi, al  futuro, alle loro speranze, sogni e desideri di una casa, di un lavoro, di una famiglia come meglio credono debba essere, delle loro future pensioni.Tutti argomenti pesantissimi e condivisibili per i quali è necessario agire con decisione e con la concretezza di una politica onesta e fattiva, purtroppo espressa da chi non ha nessuno dei problemi di cui superficialmente si occupa e sui quali esprime giudizi e propone soluzioni nella fiera della superficialità.
Ma non esageriamo. I giovani sono l'asse portante del presente e del futuro ma non dividiamo la società in settori generazionali. Esistono i maestri, i professori, i bidelli, i dottori, gli infermieri, gli autisti di autobus, i camerieri, i contandini, gli operai, i nonni... e non è detto che non abbiano gli stessi problemi.
Mia madre è stata giovane negli anni della guerra, senza telefonini, senza sms. Con una bicicletta andava in collina a barattare "cose" solide, come macchine da cucire, collane e bracciali, con uova e farina dei contadini prudenti, per la famiglia e per altri che al tempo non si potevano nominare. Mio padre è stato giovane, con la prigionia che lo ha invecchiato. Negli anni della ricostruzione e sottile entusiasmo della ripresa è emigrato nel lontano oriente, per fortuna della famiglia ancora da venire. Io sono stato giovane, adolescente nel 68, con i servizi Rai sul Vietnam che assomigliavano molto a quelli di oggi sulla Palestina, l'Iraq, la Siria, massacrata ora da un dittatore protetto e con le Nazioni Unite bloccate dai veti di Russia e Cina.
Ho respirato da ingenuo tredicenne la prima contestazione, il famoso maggio, immagini e filmati in bianco e nero. Ora tutto a colori. Le prime di gran lunga più veritiere.
 http://t.co/AdQixUw0
Ero attivo nel 77 ed i giovani eravamo in fondo gli stessi di sempre.
Chi si interessava alle cose importanti, alle illusioni, tanti, in un sogno comune e chi ne faceva dei cavalli da usare nelle gare della vita.
Chi, se veramente voleva, con un gettone in mano, nell'unica cabina funzionante, si faceva volentieri un chilometro a piedi per sentire la voce della sua fidanzata o avvisare casa che non sarebbe tornato. Non si facevano docce,  si mangiava robaccia e chi dormiva nelle università occupate perchè era tanto schick per poi tornare nelle ville su in collina sulle A112, magari "elegant".
Io c'ero. Io ho visto. E conosco maestri nel cambiare motivazioni e casacche come si cambiano vasi ai fiori. Ma poi cosa serve ricordare a volte mi domando...
Tutto era aperto. Tutto si poteva discutere, confutare, migliorare, cambiare, stravolgere per forse lasciare tutto uguale.
Era un'Italia piccola ma viva, un 'Italia nel vento che amava ancora i sogni e che usava testa, bocca, mani, sorrisi, lacrime, treni, per dirlo, per esserci, per esistere.
Poi, dopo vittorie e sconfitte, assoluzioni e coinvolgimenti, dopo la solidarietà ed i conflitti di idee,  condivisioni tra lo studio ed il mondo del lavoro,  la speranza e la realtà...
con un botto è arrivata la" Milano da bere".
Terreno fertile per ogni sorta di interpretazioni e speculazioni, letture e sviluppi, modificazioni e dimenticanze.
E in questo humus sono nati i miti del successo malgrado tutto, degli ambienti esibiti, della moda facile, della rucola ai ristoranti, della stretta di mano tra amici, della standa ricomprata, degli spot cambio di merci, ovvero, faccio pubblicità sulle televisioni "libere" e ti pago in prodotti che andranno esposti nel tuo supermercatone fisico e mediatico. Insomma, il sistema dell'immagine.
Lì i giovani hanno cominciato a lavorare. Agenti pubblicitari, grafici, fotografi, assistenti, comparse e mille altre figure.
I lustrini cominciavano a piovere a comando.
Sono convinto che in quel momento si sia rotto un ingranaggio fondamentale del meccanismo.
La convinzione che un dente rotto della ruota motrice non fosse una cosa importante.
E' stato l'errore di una buona fetta della cultura, dell'informazione, della televisione pubblica, del cinema che faceva film su Cortina, della Sardegna meta alla portata di tutti, di bollini sempre più rossi sulle autostrade, di "ho fatto un leasing"...
E' stato il tradimento più pesante di una sinistra con il suo Paese e se non ci fossero state persone come Belinguer, purtroppo fino a solo l'84, Lama e Pertini sarebbe scomparsa.
In fondo siamo" per sempre coinvolti" se abbiamo il coraggio di guardare con onestà la realtà, in ogni cosa accaduta, tranne i misteri.
Ma chi ha coltivato, usato, prosperato sui misteri è anche stato votato e rivotato.
Ecco perchè siamo ancora coinvolti.
Sono riflessioni nate come se guardassi un almanacco, come se  toccassi con un dito una foto ingiallita, come attraversassi non il Louvre, ma quei piccoli musei che si trovano nei paesini che espongono i vecchi aratri e i falcetti arrugginiti.
E mi domando... ma io c'ero? Sì.
Ecco perchè non mi sento mai assolto. 

mercoledì 11 luglio 2012

Non capisco...


Veramente non capisco.
Cosa ci vuole a capire, riconoscere la realtà per quella che è nei suoi aspetti negativi e scarsamente positivi?
Io non ci riesco più.
Sono sempre i soliti che ne descrivono le fotografie, sono sempre i soliti che parlano, e molti di quelli che parlano oggi, governavano ieri, l'altro ieri e quasi da trent'anni. Si scambiano gli abiti come aprissero il baule dei costumi di una compagnia di avanspettacolo... "cavolo, stasera non posso fare il re ma almeno mi prenoto per la prossima esibizione...", hanno il loro copione che varia il testo controllando i sondaggi.
Il pubblico ha poca memoria, vede due lacrime, due gatti, due tette, due soldi, due barche, due premi, due interviste, due spiagge ... e riapplaude.
No, non è così.
Un amore si costruisce ogni giorno, una lacrima andrebbe in silenzio asciugata, un cane ed un gatto hanno bisogno di attenzione quotidiana, una barca ha bisogno di manutenzione, non risorge spontanemamente ogni estate, i premi si vincono perchè si deve essere bravi, non perchè si è figli di una casa editrice, una mostra la si fa quando si ha qualcosa da dire di vero non certo perchè si spendono energie nel cercare il gallerista potente. Un film lo si fa perchè uno Stato degno di questo nome e che rispetta la cultura, destina fondi alle idee e non hai divani dei produttori.
Una Repubblica non si rafforza per una partita di calcio ma perchè ama lo sport Vero quello dove succede che si perde.
Un presidente dovrebbe riflettere ed esserlo per tutti, soprattutto, se di cultura di sinistra, di quelli meno fortunati.
Un sindacalista dovrebbe guidare da solo un'utilitaria, non arrivare alle prime della Scala o dell'Arena con la scorta.
Un personaggio che si "diverte" con minorenni da tempo, dovrebbe essere bandito e ricoverato, non parlare in televisione.
Ma tutto questo accade perchè i teatri della vita sono sempre tutti pieni, pronti a rimpiazzare i posti vuoti con una lunga lista d'attesa.
Se non si vendesse un biglietto, le sale vuote, le poltrone polverose, il teatrino che recita davanti ad una platea deserta, trasmissioni televisive con picchi negativi... Vespa con lo 0,2 di share, ma anche Ballarò... Ferrara, Formigli che invita Borghezio, Santoro che invita Tremonti a fare una lezione di economia imperfetta... se crollassero gli indici di ascolto e quindi la pubblicità che gongola delle liti che fanno notizia...
ecco, allora ricomincerei a capire.
Vedrei le piazze piene di gente stanca ma consapevole
che sorride anche se preoccupata e provata, perchè vede il paese vivo intorno
e quando esiste la Vita esiste la Speranza.
oggi vedo solo fughe, stanzette, link, citazioni, canzoni, motti, cinguettii, ironia da "l'uovo del serpente".
Ci siamo dimenticati dei terremoti, il primo quello dell'Aquila, ora quello dell'Emilia, io non mi sono dimenticato gli storici.
Stiamo costruendo "new town" dell'opinione non dell'esistenza, non della vita.
Ci dimentichiamo del mondo, questa è la verità, perchè abbiamo così tanti mondi a cui rispondere che non siamo in grado di sollevare lo sguardo e cogliere un solo orizzonte.

mercoledì 4 luglio 2012

Sguardi


Lo sguardo è ciò che ti consente di vedere, di essere visto, di lavorare, di scolpire un'emozione.
Di carpire un frammento del pulviscolo della vita e renderlo un prezioso reperto.
Di decidere inconsciamente qualcosa senza alcun programma.
I programmi rovinano la visione spontanea, è un dato di fatto, almeno lo è per me.
Più le cose si caricano di doveri, meno si ha capacità di vedere e più si pretendono sguardi benevoli e comprensivi che si accontentano di briciole recenti per avere, noi, conferme alle cose che guardiamo.
Il guardare è diverso dal vedere.
Più si è scevri di attese, di risposte, di avvalli o negazioni, più la nostra capacità di guardare/vedere è libera di giudicare e scegliere.
Non esiste cassiere, tra i mille che ci sono per ogni aspetto della vita, che ci  possa assicurare dagli effetti di una sguardo.
Per me sono fondamentali.
Ho raccolto sguardi indifferenti e supponenti perchè privi di dati, cambiare in sguardi complici e fintamente interessati una volta a conoscenza dei rimbalzi.
Ho ricevuto sguardi meravigliosamente fragili, sconosciuti, rimasti incisi eternamente nell'istante accaduto.
Senza nessuna spinta ad approfondire, a costruire, a sognare, a realizzare.
Semplicemente la bellezza di un istante che si apre e si chiude nello stesso momento.
Ho come l'impressione che la nostra voglia di capire tutto, di comprendere ogni cosa, sia inversamente proporzionale al capirsi, all'essere.
Lo sguardo è in grado di giudicare senza proferire parola
Lo sguardo è in grado di aprire cancelli senza nessuna chiave
Lo sguardo ci offre informazioni che spesso ignoriamo e delle quali poi ci lamentiamo, affannandoci a cercare responsabilità inutili.
Sempre fuori da noi stessi.
Lo sguardo è l'unico elemento che ci tiene ancorati alla nostra natura "animale", nel senso più alto e complesso della parola.
Ma con una differenza tragica e fondamentale.
Siamo gli unici che hanno, pur guardando e vedendo, avuto l'immaginazione di costruire gabbie.
Nessun animale sarebbe mai stato in grado di pensare una soluzione simile.
E attraverso le sbarre, lo sguardo si polverizza e si ricompone, con il tempo, in uno specchio di sabbia.
Dove guardare e vedere coincidono, visto che ciò che si ha davanti e vogliamo raccogliere, siamo sempre, solamente, noiosamente noi stessi.



 

domenica 1 luglio 2012

Partita...

Ho visto la partita...
non mi rammarico per il risultato, ma per il fatto che mi ero promesso di non seguire il campionato europeo per motivi miei.
Però mi ha dato spunto per alcune riflessioni.
Gad Lerner che posta su fb..o chi per lui.
Tre giorni di mito ovunque di Balotelli senza maglietta... che ha promesso quattro reti alla Spagna e... fatto... totalmente annullato nel corso della partita.
Giornalisti, commentatori, di un livello così antisportivo da rimanere allibiti, fino a dire che è un risultato arrivare dove siamo arrivati dopo tutto ciò che hanno sparso su giornali e televisioni negli ultimi tre giorni e in diretta.
Abbiamo fatto paragoni tra il calcio e la situazione italiana?
Adesso sarebbe onesto affermare che ci si è sbagliati.
Ma non accadrà.
Si dirà, perchè più facile, che Monti, con la sua espressione ingessata, ha portato sfortuna, dimenticandosi che la sfortuna non esiste e che Monti, è dove è, per l'incapacità di chi c'era prima, arrivati dove erano con i voti degli italiani, pur con una legge elettorale nefasta e, per la stessa legge, continuano a sentenziare.
Come sempre è bello criticare.
Siamo tutti allenatori della nazionale, come siamo tutti primi ministri.
Non è che la casta, il più delle volte, invece di indignare, la invidiamo?
E' più corretto parlare di Caste.
Politiche, immobiliari, sportive, televisive, culturali, locali... fino ad arrivare ai quartieri ed ai cortili.
E il web, alla fine, non risulta più piccolo di quello che ci si aspettava?
Si adegua?
Si potrebbe dire che è la democrazia, ognuno liberamente esprime la sua opinione.
Ma come la mettiamo con il "mi piace"?
E' una scelta neutra, non esprime il perchè, si cerca il titolo roboante e si controlla l'effetto che fa.
Iannacci lo aveva già fatto con il leone scappato dallo zoo in una sua canzone di molti anni fa.
Cambiano gli strumenti, non le persone.
In modo estremamente umiliante, come italiano che vive all'estero, ricordo i titoli del "Giornale" e di "libero" dopo la vittoria sulla Germania.
Ho visto alcune riprese del congresso della lega in uno spazio enorme vuoto, nemmeno tutte le sedie erano occupate ed ho letto che borghezio, una ameba culturale, ha detto che balotelli è un padano di pelle scura.
Si usa tutto per raggiungere lo scopo.
Si inquina tutto per cancellare ogni tipo di spontaneità nelle cose che si fanno.
Ho letto l'intervista di d'alema... il Massimo dell'amianto politico.
Ricordo i commenti, i giornali e soprattutto la rete, un'apoteosi di foto, di link, di esempi, in una masturbazione collettiva verso i vicoli più schiumosi.
Io sono un italiano imperfetto forse, ma credo che lo spirito debba essere dimostrato in modi diversi.
Non sono un tifoso, non sono un ultrà, per quanto riguarda il calcio.
Sono contento per la Spagna, hanno giocato molto meglio delle chiacchere delle nostre illusioni e nel loro piccolo, hanno avuto le piazze piene anche per altre ragioni.
Una Democrazia metà più giovane della nostra, la Spagna.
Mi auguro che l'Europa non arrivi mai a sostenere " meglio due feriti che un morto", ma purtroppo credo che sia la via più facile in ogni decisione.