mercoledì 12 settembre 2012

Terra, cibo,bombe, banche, politica e multinazionali


Terra...cibo, bombe, banche, ( le vedo insieme queste due parole che iniziano con la B), politica, economia e strategie multinazionali.
Africa, India, America latina, Cina e gli orti sui terrazzi dei palazzi.
Da una parte, in Europa, specialmente in Italia, distruggiamo ettari di campagne, azzeriamo habitat, lastrichiamo di cemento inutile ed incompiuto il territorio, imbrigliamo fiumi, perforiamo mari, provochiamo estinzioni ed emigrazioni, costruiamo ghetti...
Dall'altra, grandissime aziende sciagurate e banche criminali di potenti paesi nella sostanza "democratici" solo economicamente, comprano distese immense di suolo nei paesi più poveri e fragili della terra, cancellando ecosistemi, culture locali, trasformando quei luoghi in orti di casa con culture estensive e private.
Si accaparrano sorgenti e fiumi, ghiacciai ed acqua in una corsa verso conflitti inevitabili che non avranno più come centro il petrolio ma il bere, il mangiare.
Vengono alzati reticolati, ci saranno vigilantes a difesa del consumo più esasperato di pochi, ingigantendo la massa dei poveri, sfruttati e senza voce.
Fra non molto sarà il grano, il riso, l'acqua pulita, il mais, la soia il vero petrolio.
Saranno i minerali rari per i sistemi di comunicazione, telefonini, batterie i veri diamanti.
Fino ad ora le mille guerre di questi 60 anni di "pace" ci sono state per le materie prime indispensabili alle multinazionali chimiche, farmaceutiche, plastiche, per il commercio delle armi, gestite dall'alto da industrie, politici e lobbies in nome di una poco credibile difesa della democrazia.
I popoli le hanno sempre subite e pagate.
per sudditanza, ricatti, ignoranza, povertà endemica.
Ho la sensazione che in un futuro non molto lontano pane ed acqua scateneranno una folla di conflitti locali, sconosciuti e poco telegenici. Dal basso, da intere popolazioni mai aiutate prima e ancor di più sfruttate ora.
Rendendo sempre più fondo ed invalicabile il solco che divide paesi ricchi dai paesi più arretrati, usati come manovalanza a basso costo, esattamente come schiavi, per far arrivare prodotti alimentari su gli scaffali dei megacentri commerciali dei paesi occidentali. Prodotti che, statisticamente, si gettano e sprecano per più del 30 per cento.
Basta fare una passeggiata o un giro in bicicletta e dare un'occhiata, sul retro, nei containers dei grandi supermercati.
Intere partite di frutta, di verdura vengono giornalmente scaricate e dove i poveri della nostra società, fintamente opulenta, scavano alla ricerca di pomodori, melanzane, arance, mele, insalata.
Per tutto questo si abbattono ettari di foreste per fare spazio agli aratri, si soffocano religioni e tradizioni per possedere terreni e ghiacciai, come la Cina nel Tibet mentre a casa loro, queste grandi nazioni "rispettate" e temute, trasformano in fango chimico e liquami fiumi, laghi, mari. Viene permesso a grandi aziende "democratiche" della pelle e del denim di conciare e lavare i propri prodotti in Corea, in Vietnam, in India dove i controlli sono blandi ed i costi miseri.
E nella nostra piccola Italia che comunque fa la sua parte in questo devastante cammino, sempre più vaga, confusa, disattenta? Produciamo ed importiamo, importiamo senza porci domande, senza ombra di morale.
Abbiamo città che crollano, fiumi che straripano con una sola lacrima, ed aziende che fino a pochi anni fa, cambiavano le date di scadenza sugli yogurt prima di spedirne intere partite nei paesi dell'est non ancora europei. Lasciamo correre giorno e notte l'acqua in tubature di acquedotti fatiscenti che perdono e sprecano fino al 40 per cento della portata e compriamo mezzo litro di minerale naturale, supportata da testimonial e calciatori, ad un Euro la bottiglia per poi forse abbandonarla vuota ovunque.
Uccidiamo i piccoli negozi facendo sempre più grandi ed angoscianti monumenti alla scaffalatura ed al carrello, con parcheggi lunari ed alberelli striminziti annegati nell'asfalto incapaci di fare ombra.
Luoghi dove per arrivare ci si mette in coda con le auto come ai caselli autostradali nei giorni di vacanza, nei sabati frenetici e nelle orge delle promozioni.
Trasformiamo le botteghe in ristoranti, i fruttivendoli in agenzie immobiliari, le librerie storiche in negozi di biancheria intima, le chiese sconsacrate in pizzerie e filiali di banche. Crollano le città ed i monumenti, si sbriciolano le scuole. Tutto sembra galleggiare e sciogliersi come fanno i cubetti di ghiaccio in un aperitivo scialbo decorato con fettine di chiacchere vuote ed inutili.
Lasciamo le campagne, bruciamo i boschi, trascuriamo i fiumi, scaviamo tunnel, progettiamo ponti assurdi e circonvallazioni disperate e andiamo a prendere i pomodori nelle serre olandesi, i pompelmi in Israele, le carni in Argentina, la frutta in Costarica le vacanze in Kenia.
Sapete cosa costa, o meglio, cosa viene pagato ad un contadino italiano un chilo di ottimi e curati pomodori?
10 centesimi, 10 Euro al quintale...
Continuiamo a comprare ketchup, pieno di zucchero di canne lontane e maionesi delle multinazionali chimiche della Svizzera...
Continuiamo a buttarlo quando dimentichiamo le confezioni aperte.
Pronti a ricomprarne un'altra subito il prossimo fine settimana nella baraonda della spesa con i buoni sconti, con il prendi tre paghi due...
Tanto costa così "poco" tutto...
Fra poco anche la vita delle persone, i loro sogni, i loro desideri costeranno più nulla.