giovedì 2 maggio 2013

Fatti.

Sempre più spesso si leggono notizie sui giornali e si ascoltano in televisione fatti di disperazione e suicidi, di abbandoni e crudeltà. Di atti di follia. Contro sè stessi, contro bambini, mogli, compagne, genitori, animali.
Terribili cose che colpiscono come martelli pesanti il cuore e i pensieri.
Fatti che scatenano indignazione, condanne, paura, solidarietà immediata, critiche, accuse e cori di commenti e partecipazione che spesso evaporano come nebbia al sole.
Come se quanto ogni volta accade non abbia una storia, una faccia che si incontra per strada ogni giorno quando vai a comprare il pane o i giornali. Non abbia il suono sgradevole di  urla da finestre chiuse, di pianti frequenti. Il buio di porte troppo spesso sprangate. Di catene troppo corte nei giardini e nei cortili.
Come se tutto possa accadere da un giorno all'altro, senza segnali, senza profumi e suoni.
Io penso che non sia così. Penso anzi che molti dei fatti terribili che accadono e angosciano mandino volenti o nolenti dei segnali di fumo molto visibili. Il fatto è che il più delle volte si gira la testa dall'altra parte, si chiudono le orecchie.
Si vuole fermamente credere che le cose si aggiustino da sole.
Invece no.
Condividere condanne anonime in mezzo ad una folla di parole è onesto ma anche più facile che alzare la propria unica voce nel silenzio rimbombante del deserto delle opinioni e delle reazioni.
Io credo che l'uomo stia diventando cieco nei confronti dell'umanità, degli altri, riconoscendo che è comunque meravigliosamente in grado, ma sempre più raramente, di esprimere miracoli.
Quando muore un bambino in questo "patinato" occidente, "primo" mondo, è veramente terribile.
Vengono le lacrime agli occhi con  sincera, profonda e sofferta condivisione.
Quando muoiono migliaia di bambini ogni anno per la siccità in Africa o sotto le bombe siriane o afghane è un dramma statistico. La terribile definizione di "vittime collaterali" è entrata nel gergo comune dell'informazione e purtroppo del pensiero.
Quando viene uccisa una donna in una famiglia malata è un delitto ignobile. Vile e codardo di uomini che spesso lavorano, vanno al bar a ridere con gli amici, si vantano e si credono quello che non saranno mai e pretendono ciò che mai avranno diritto, il rispetto.
Quando sentiamo guaire un cane o miagolare in modo strano un gatto pensiamo il più delle volte che sia la natura.  
Quando ascoltiamo le urla in case vicine, più spesso chiudiamo le orecchie con doppi filtri per non sentire piuttosto che prendere in mano un telefono.

Non voglio nemmeno prendere in considerazione l'aspetto morboso e vigliacco di una buona fetta della popolazione che fa gite curiose o si appassiona a fotografie, plastici, alla ricerca di una ragione inutile e volgare e di una certa informazione, peggiore del suo pubblico, che la asseconda.
Ancora peggio chi, per difendere posizioni, privilegi e ruoli servili, ne sfrutta l'aspetto emotivo e politicamente mediatico.

Amen.