mercoledì 13 novembre 2013

Frammenti e calcinacci

Cimiteri di macchine.
Depositi e rottami. Lavatrici inutili.
Orbite vuote di fanali ammaccati.
Cani legati a catene scorrevoli su lunghi cavi di metallo nello sporco di discariche abusive.
Tappeti di lattine, bottiglie, fogli di riviste pornografiche.
Orti grigi curati da anziani infelici.
Fabbriche di coloranti, di gas, di adesivi...
con operai, provvisti di mascherine, che si trascinano lavorando per prodotti che mai verranno visti nelle pubblicità.
In mezzo a tutto questo desolante paesaggio,
con lontano alti palazzi di cristallo dai doppi vetri,
accampamenti di zingari, piccoli circhi dal tendone sporco e strappato.
Vecchi manifesti e un cavallo bianco con la testa abbassata,
legato al carro del domatore.
E silenzio.
Dio... che silenzio povero che c'è intorno.
Quel silenzio cieco dove si compiono i peggiori e feroci delitti,
quelli che hanno come vittima unica la speranza, senza nessun testimone interessato.
Appena si avverte un rumore insolito, un timido scricchiolio di un ramo secco calpestato,
le porte incardinate nella nostra mente, scattano e si bloccano chiuse.
Come le paratie stagne di un sommergibile in immersione.
Non lasciano passare nemmeno un filo d'aria.
Senza considerare che il cane legato, il povero cavallo bianco hanno bisogno di aria.
Anche la prostituta dietro la finestra 286 del palazzone squadrato appena prima della stazione
ha bisogno di aria.
Noi abbiamo bisogno di aria...

"buio in sala. Il silenzio ora è teso. 
Pochi secondi e si percepisce il rumore monotono di un vecchio proiettore che si mette in funzione e con esso lo sfarfallìo di una proiezione dalle immagini lattiginose ."

(continua)