Ieri, nella nostra passeggiata serale, abbiamo visto galleggiare, morta,
una delle anatre che affollano la placida ansa del Reno vicino ad un ridicolo
ristorante cinese.
Aveva il collo lungo, disteso. La testa immersa e le zampe
raccolte rivolte al cielo sempre più grigio.
Pareva un pupazzo di gomma rotto, abbandonato da un bambino frettoloso
stanco di giochi muti.
Non lo era.
Il compagno continuava a nuotarle accanto, in circolo, in attesa di un segnale ai suoi
richiami per raggiungere insieme la postazione notturna.
Niente.
Solo i tonfi sordi sui massi dello sbattacchiare delle onde di chiatte che incrociavano nel mezzo.
Avrebbe passato l'intera notte li' accanto, seguendola, sgolandosi prima di andarsene,
senza forse mai capire.
Niente potevamo fare, se non osservare, condividere.
Mi sono acceso una sigaretta e abbiamo proseguito verso la notte in discesa mentre una morbida corrente accompagnava il suo corpo.
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