giovedì 16 febbraio 2012

Dove è la sinistra?


Io ricordo molto bene ai tempi dell'università, ma anche prima, appena arrivato in Italia, alla domenica, in quelle strane e calme domeniche parmigiane qualunque cosa fosse accaduta, verso le undici del mattino, si sentiva suonare alla porta una prima volta. Aprivi senza timori l'uscio e vedevi un signore anziano con un fascio di giornali appoggiato sul braccio. La mano libera stringeva una copia in bianco e nero de " l'Unitá ".
Con la sua cadenza tipica emiliana, da lavoratore di lunga data usando parole dialettali ti offriva l'informazione e se capitava di non avere moneta per pagarne il costo, la regalava perché sapere e capire era più importante di poche lire. La si poteva ritirare o meno, non si era costretti, ma si percepiva forte la convinzione e la passione di chi te la offriva.
Ogni sezione, anche la più periferica, disponeva di un certo numero di copie gratuite allo scopo.
A volte entrava per un caffè o un bicchiere di vino e ti aggiornava su gli incontri, delle cose fatte e da fare e invitava caldamente a partecipare alle riunioni di quartiere.
Era una rete capillare, diffusa sul territorio, dove si confondevano temi nazionali con le realtá di quartiere e cittadina. Una cittá medaglia d'oro alla Resistenza, cittá delle barricate.
Si potevano condividere le idee o meno, ma c'era un contatto diretto, periodico, umano, fatto di parole, di volti, di strette di mano, di esperienze e storie.
Una mezz'ora dopo, nella stessa domenica, altro colpo di campanello e aprivi ad un ragazzo, spesso una donna, che ti offriva, questa gratis, " Famiglia cristiana".
A volte i due si incrociavano per le scale, perché facevano ogni piano, ogni porta.
Si salutavano e proseguivano il loro rispettivo e simile lavoro.
E' un ricordo forse romantico, folcloristico ma vero, queste cose accadevano, il contatto esisteva.
Penso a ciò perché in questo mondo di esplosa informazione, spesso privo di pause di riflessione, ho come l'impressione che le distanze, invece di essersi accorciate, siano aumentate a dismisura.
Erano tempi, vissuti direttamente, dove la politica, nel bene e nel male, di errori ne sono stati fatti tanti anche allora, era in mezzo alla gente. Nei quartieri, nelle strade, nelle fabbriche, nelle piazze e scuole e si aveva il polso del momento, delle delusioni e dei sogni, dei progetti e delle speranze, dei lutti purtroppo ma anche delle conquiste.
Certo, non è più possibile tornare a quella situazione ma ora, vedendo come la politica, e parlo della sinistra centrale, in costante migrazione da Ballarò, a Ottoemezzo, Servizio Pubblico, l'Infedele, Vespa e mille altri programmi, dicendo cose, spesso sempre le stesse e smentendo a volte ciò che hanno espresso solo una settimana prima, ( vedi olimpiadi romane ) con una distanza abissale dalla gente, dalle istanze e necessitá, dalla realtà originale... rattrista profondamente.
Vederli concentrati in alleanze, lotte interne violente, totalmente ignoranti sul vero Paese, fa spesso anche arrabbiare. Difendere in modo sterile la loro maggioranza relativa di primo partito italiano, gongolandosi tra cifre e sensi di responsabilitá che sempre avrebbero dovuto avere anche nei mesi ed anni precedenti, non solo con il governo tecnico, deprime.
Ma... Le sorprese delle primarie...
Candidati, scelti per accontentare tutti i giochi interni, le correnti,  i pesi necessari per i congressi al fine solo di mantenere inalterati ruoli, mansioni, equilibri tattici, sconfitti.   .
Quando poi prendono sberle come quella di Milano, Napoli, la Sardegna e ultimo il ko genovese, invece di riflettere, di farsi delle domande, di cercare di capire veramente, studiano un possibile cambiamento dello statuto e delle regole delle primarie al fine di continuare a guidare una astronave dall'alto, ormai incapace di riconoscere un albero, una finestra, una panchina di un parco sulla loro terra.
Se continuano così, con questa politica avranno sempre più tende vuote in ogni cittá, in ogni quartiere, deserte e con i volantini sparsi in terra, come quella triste e gelata che avevano all'Aquila dopo il terremoto.
Ma, ben più grave sarà il vuoto della fiducia, della partecipazione, della speranza che stanno provocando.
Non ci sará nessuna modifica allo statuto che potrá impedire questo processo se non si renderanno conto che una sinistra vera, attiva, forte deve avere il territorio nel cuore, la gente, i lavoratori, gli studenti e non le sedute del parlamento, dei consigli regionali, comunali e inqualificabili alleanze con la destra .
La vedo male, molto male ed il pericolo che dopo questa "sbornia" di finta democrazia e gratificazioni parlamentari i pagliacci ed i guitti ritornino è alto. Se ne vedono già oscuri segni e presagi.

1 commento:

  1. belli quei ricordi, quell'atmosfera, verissimi i personaggi.
    quando eravamo persone e non consumatori....
    ciao mike.

    RispondiElimina