giovedì 5 aprile 2012

Ciao...


Dopo 17 anni e quattro mesi, il mio compagno di vita e viaggi mi ha lasciato.
Non so se è giusto parlarne qui.
Non vorrei essere blasfemo, ma è la settimana Santa,  la sua di Passioni, piccola e silenziosa si è conclusa.
Se esiste da qualche parte un Paradiso e spero esista degli animali, spesso più meritevoli degli umani, Lui è senz’altro già là, a marcare il territorio, a correre ovunque con la sua simpatica, benevola, indimenticabile arroganza.



 
E’ strano quando si è testimoni e ci si avvicina ad una conclusione, ad un punto di non ritorno, quante cose vengono alla mente e la memoria si illumina di precisione.
Si vorrebbe fare tutto il non fatto, si desidererebbe comunicare in pienezza tutto ciò che non è stato detto, condiviso, rimandato.
Per qualche strana alchimia, in questi frangenti, io mi sento un ladro di tempo, colpevole senza prescrizione. Assolutamente imperfetto nel riconoscere mancanze e carenze ed incapace di aprire le mani.
E mi tengo le mie insufficienze a lavorare con l’impossibile presunzione di comprendere e di inutilmente salvare decisioni prese, cose dette, anche se, a volte, palesemente sbagliate,  molto spesso convinto che ci sia sempre un tempo in cui poter recuperare.
Questo tempo non c’è mai.
Quindi lo sguardo si appella alla memoria, alla conta delle cose positive, alle situazioni incorniciate dal desiderio, dalla fragile certezza di “aver fatto” ciò che era possibile fare.
Ma non basta.
Rimangono sempre delle parentesi sospese, soprattutto quelle tonde, interne, quelle che vengono dopo le quadre e le graffe, ma che se non vengono risolte prima loro, nessuna equazione potrà mai arrivare a conclusione.
Molte volte ho cercato di affrontare i problemi partendo dalle graffe, con scarsi risultati ed ho lentamente imparato che le piccole cose, le corte poesie, le casette di due stanze, gli occhi della persone,  il suono delle anime, hanno sempre una forza inattesa, ti penetrano dentro, si annidano e ci rimangono, dormienti e pacate. Per poi attivarsi travasandoti la forza necessaria quando meno te lo aspetti, mettendo in crisi tutto il tuo sistema di faticoso pensiero.
Questa morbida crudeltà è salutare in questo mondo di “dei” che dipingono scenari strabilianti su sipari opachi e pesanti tirati su cimiteri invisibili, dei che  si incazzano subito quando metti in dubbio la loro falsa fede e la loro visione mediocremente universale.
Mio nonno diceva sempre che “ il tempo è galantuomo”... certo, ma il tempo è anche lui piccolo per ognuno. Noi siamo piccoli, presuntuosi, spesso in cerca di una platea pagante, pronta a cambiare circo al cambiare del nome sulle insegne.
Ebbene, oggi mi sento microbo, tristemente sereno di esserlo.
Avrei potuto fare di più, avrei... avrei...
Quello che è certo, anche se qualche volta non si vedeva, forse più di qualche volta, gli ho voluto bene e sempre gliene vorrò.
Una carezza eterna a te.     

2 commenti:

  1. Certo che è giusto parlarne.
    Il dolore per la perdita del proprio cane è sempre grande. Non credo servano termini di paragone.
    Invece auguro a te, a me, a tutti coloro che conoscono gli animali, che esista un Paradiso per loro.
    Se ha vissuto tanti anni assieme a te, significa che sentiva il tuo amore e ti era grato.
    Una carezza eterna anche da parte mia.
    Ciao con solidarietà,
    Lara

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